«Io non sono un architetto, sono un drago»

19/11/2024

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L’Innovazione in Architettura di Alessandro Mendini: “Progettare è Dipingere”


Alessandro Mendini non è stato semplicemente un architetto, un designer o un artista. È stato un visionario che ha rivoluzionato la maniera in cui concepiamo lo spazio, l’arte e la vita quotidiana.

La sua affermazione “progettare è dipingere” è diventata il cuore pulsante della sua filosofia creativa, un manifesto che attraversa e sfida i confini tradizionali dell’architettura e del design.

Per Mendini, ogni progetto non era solo una questione tecnica, ma un’opera di pura espressione artistica, un’idea che si trasforma in realtà visiva e sensoriale.

non concentrare ma dilatare opera di mendini
progettare è dipingere, opera di a. Mendini


Il suo approccio alla progettazione architettonica, infatti, non si limitava alla costruzione di edifici, ma mirava a creare un’esperienza immersiva per chi li abitava o li viveva.

L’Atelier Mendini, che fondò insieme al fratello, non era solo uno studio di architettura, ma un vero e proprio laboratorio di idee dove la molteplicità delle competenze artistiche e progettuali si fondeva per dare vita a strutture straordinarie.

Grazie alla sinergia di più visioni, l’atelier ha realizzato progetti iconici come la metropolitana di Napoli e la sede estera della Triennale di Milano in Corea, opere che testimoniano come l’innovazione non sia mai fine a sé stessa, ma al servizio della collettività.

idea magica
colonna di cartier


Nel corso della sua carriera, Mendini non ha mai smesso di esplorare nuove dimensioni dello spazio.

Una delle sue riflessioni più affascinanti riguarda il concetto di “stanza”, che per lui non era solo un luogo fisico, ma un ambiente carico di significati e memorie.

Le sue camere, spesso senza finestre o con spazi ristretti, non erano semplici stanze, ma contenitori di citazioni, sogni, ricordi e anche incubi.

Questi spazi diventavano, per chi li abitava, uno specchio della propria esistenza e della propria interiorità.

Un aspetto centrale nella sua ricerca, che emerge con forza anche nella mostra, è il legame che Mendini aveva con la sua casa milanese, che definiva come un luogo quasi patologico, una sorta di rifugio e allo stesso tempo di prigione affettiva.

In un’installazione video, l’artista esplora questo attaccamento con il paragone del miele versato sul pavimento, un’immagine che simboleggia quanto fosse intenso e visceralmente radicato il suo rapporto con quel luogo.


Ma l’innovazione di Mendini non si limitava alla progettazione architettonica. La sua visione travalicava i confini della disciplina, abbracciando anche il mondo dell’editoria. Negli anni ’70, iniziò a lavorare con la rivista “Casabella”, una delle pubblicazioni più influenti nel panorama architettonico italiano, dove la sua attività editoriale coincideva con un periodo di grande fermento politico e sociale. Durante questo periodo, Mendini prese consapevolezza di come l’architettura potesse diventare un veicolo per affrontare e rappresentare questi conflitti. Successivamente, la sua esperienza editoriale si estese alla direzione di “Modo” e, successivamente, a “Domus”, due testate fondamentali che hanno segnato la cultura del design e dell’architettura negli anni ’80. La sua impronta è rimasta indelebile, come testimoniano le numerose copertine che hanno segnato l’epoca.


Io sono un drago” Esposizione in Triennale, un autentico autoritratto, in cui Mendini si rappresenta come una figura mitologica dalle mille sfaccettature, è la sintesi perfetta di un artista che ha saputo reinventarsi continuamente. Il drago, con le sue molteplici teste, rappresenta le esperienze, le influenze, le intuizioni che hanno segnato la carriera di Mendini. La sua capacità di guardare al futuro e di anticipare le tendenze è evidente in ogni aspetto della sua vita e del suo lavoro, che non si è mai limitato a seguire il corso degli eventi, ma ha sempre cercato di modificarli, sfidarli e reinventarli.

Mendini è stato un artista poliedrico, capace di navigare tra discipline diverse con la stessa naturalezza con cui si muoveva tra le tradizioni e le avanguardie.

Dal suo impegno giovanile contro la borghesia alla sua capacità di trasformarsi in un icona mondiale del design e dell’architettura, Mendini ha incarnato l’essenza del cambiamento continuo, senza mai smettere di essere se stesso, eppure sempre capace di rinnovarsi.

Con oltre cinque decenni di carriera alle spalle, la sua opera continua a risuonare e ad ispirare, come un drago che non smette mai di volare e di scoprire nuove terre da esplorare.

Osserva le immagini che ho catturato in Triennale durante l’esposizione “Io sono un drago” a  e immergiti nel mondo visionario di Alessandro Mendini, un viaggio che ti farà guardare la realtà con occhi nuovi, proprio come faceva lui.

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